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vincendole, ora cadendo vinto, ma sempre bottando corpo a corpo, senza stancarsi, senza scoraggiarsi mai.

Traducendo —a mo d'esempio— la canzone All'Italia del Leopardi, è riuscito vincitore o è rimanto vinto il signor Oyuela? Secondo me, molte volte sì; alcune volte, ha lottato senza poter vincere.
Per quanto l'agregio traduttore abbia studiata l'idea, modellata accuratamente la forma, attenutosi scrupolosamente al metro, sforzatosi di mantenere la rima, chiusosi nella cerchia limitata a tiranna dei venti versi che compongono ogni strofa, pure non ha potuto raggiungere la cosi detta "armonia imitativa", non ha potuto nell'idioma di Cervantes esprimere alcuni suoni, ora pietosi, ora scattanti, cosi naturali per la lingua di Dante.
É colpa sua? non so: non la pretendo a filologo, nè mi vanto di conoscere l'idioma spagnolo così a perfezione da giudicare con retto criterio.
So di certo che nessuna lingua si presta come l'italiana e tradurre ventaggiosamente i pensieri altrui: nè havvi idioma più difficoltoso dell'italiano per essere tradotto in altro idioma.
A provare il primo asserto, cito la traduzione del Tacito fatta dal Davanzati; parola per parola, virgola per virgola, conservando sempre lo stile conciso, la frase energica, chiara, incisiva. Quante parole ha il testo latino, tante se ne trovano nella traduzione italiana.
Cito inoltre la traduzione dell'Eneida fatta dal Caro; nella quale il traduttore ha superato l'autore: e ricordo ancora il Lazzaro Papi, che tradusse il poema dei Milton in una forma così stupenda, da non saper decidera chi avesse più merito se l'opera originale o la traduzione.
La lingua italiana ha un'armonia di suono, una blandizia innata, una soavità gentile, che —oltra ad esprimere esattamente il pensiero— non sò, fa un certo effetto sull'animo, come carezza di fanciulla, come se l'animo fosse tocco dall'ala di un angelo.
Fate risuonare —so vi riesce— quell'armonia con altra lira; caprimete —se potete— quella soavità gentile con altre corde; l'arpa suona, è vero, ma i fili non vibrano, come armonia lontana che muore sull'onde, o come flotto di marea che mormora sulla spiaggia solitaria.
Ecco la difficoltà che zi presenta al traduttore dall'italiano; ed è tanto insuperabile questa difficoltà che illustri scienziati, se —traducendo le nostre opere classche— giunsero ad caprimere